La Nascita e lo Sviluppo dell'Encausto

La Storia dell'Encausto

Il nome encausto, come abbiamo accennato in precedenza, deriva dal termine bruciare, proprio riferito al riscaldamento dei colori, subito dopo la loro applicazione.

Come dicevamo, la tecnica dell'encausto è piuttosto antica; già ai tempi degli Egizi, questo procedimento veniva utilizzato, anche se bisognerà attendere i maestri greci per raggiungere la perfezione della tecnica. Purtroppo non abbiamo testimonianze pittoriche risalenti a questo periodo; le solo opere artistiche a noi pervenute, infatti, si limitano ad alcuni ritratti fatti nell'età ellenistica e alcune pitture sulle pareti di Villa dei Misteri, a Pompei.

L'impiego e la conoscenza di questa tecnica si è perso durante il periodo del Medioevo, per poi riprendere in modo accentuato nell'età moderna, quando scultori e pittori, in seguito al ritrovamento delle pitture di Pompei e delle annotazioni di Plinio sulla tecnica dell'encausto, molti pittori e artisti incuriositi decisero di provare a rinnovare la tecnica.

In particolare, Plinio descriveva tre differenti tipi di encausto; il primo faceva riferimento alla scrittura incisa a fuoco su diversi materiali, come il legno e l'osso, il secondo consisteva nella collocazione di porzioni di cera colorate, sucessivamente fuse e modellate utilizzando una punta o un attrezzo riscaldato e il terzo tipo risulta di complessa interpretazione.

Oggi, questa singolare tecnica pittorica, viene spesso confusa con l'affresco, in quanto in quest'ultimo tipo di decorazione, una volta asciutto, veniva trattato con una cera d'api che lo rendeva similare all'encausto.